Se la pista di Monza fosse accidentata, neanche la più potente auto di Formula 1 potrebbe dare risultati soddisfacenti. E dunque non possiamo stupirci se l’industria italiana, nel suo complesso, non abbia ancora completato la rivoluzione 4.0: da una parte la tecnologia corre veloce e crea soluzioni impensabili fino a qualche anno fa, dall’altra il suolo delle competenze 4.0 e delle consapevolezze è aspro, pieno di buche.
L’evoluzione delle tecnologie digitali richiede formazione, a tutti i livelli.
Tuttavia, la trasformazione digitale e i programmi di formazione hanno un costo che, soprattutto le PMI fanno fatica a sostenere.
Il nostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) offre i fondi necessari per accelerare la trasformazione digitale, non trascurando la preoccupante carenza di diffuse competenze 4.0.
Contributi a fondo perduto, agevolazioni fiscali, prestiti agevolati e incentivi per l’assunzione di personale specializzato sono a disposizione dell'industria italiana per compiere la trasformazione digitale richiesta dal Piano.
In particolare, l’investimento Transizione 4.0 utilizza lo strumento del credito d’imposta per permettere alle imprese di tutte le dimensioni di acquisire beni materiali, immateriali e programmi di formazione.
I numeri dell’emergenza formativa: l’indice DESI
Per l'edizione 2022 dell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI), l’Italia si colloca al 18º posto fra i 27 Stati membri dell'UE.
Tuttavia, l’Italia è la terza economia dell'UE per dimensioni e il suo sviluppo è importante per il generale conseguimento degli obiettivi della strategia “Decennio digitale europeo” dell’UE: i progressi che il nostro Paese compirà nei prossimi anni nella trasformazione digitale potrebbero fare la differenza.
Cosa rallenta la nostra Italia? Proprio la carenza di competenze 4.0. In questo campo, infatti, l’obiettivo della strategia europea richiede che 80% della popolazione abbia competenze digitali di base. Ecco in cosa consiste il freno alla trasformazione digitale della nostra industria: dagli indicatori di quest'anno emerge che più del 50% dei cittadini italiani non dispone neppure di competenze digitali di base. Inoltre, la percentuale degli specialisti digitali nella forza lavoro italiana è inferiore alla media dell’UE.
Il PNRR , che per inciso è il più cospicuo d’Europa, mira a colmare i divari di competitività e capacità di spesa anche in tema di competenze 4.0.
Lo strumento del credito d’imposta
Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) ha messo a terra i progetti legati al PNRR (Missione 1 - Componente 2) e riconosce il credito d’imposta per le spese di formazione del personale dipendente. Lo strumento è finalizzato all’acquisizione o al consolidamento delle competenze nelle tecnologie rilevanti per la trasformazione tecnologica e digitale previste dal Piano nazionale Impresa 4.0.
Nel dettaglio, occorre che le imprese compilino il modello di comunicazione predisposto dal MIMIT per dichiarare l’ammontare del loro investimento e accedere al credito di imposta nella misura del:
- 70% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 300 mila euro per le piccole imprese;
- 50% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro per le medie imprese;
- 30% delle spese ammissibili per le grandi imprese nel limite massimo annuale di 250 mila euro.
La formazione esperenziale: il caso della “Scuola di Competenze 4.0” di MADE 4.0
Le risorse del PNRR finanziano anche l’attività degli 8 Competence Center italiani.
La Missione 4 componente 2 Investimento 2.3 - “Potenziamento ed estensione tematica e territoriale dei centri di trasferimento tecnologico per segmenti di industria” - ha consentito a queste fondamentali strutture di trasferimento tecnologico di supportare le imprese italiane nella costruzione di adeguate competenze 4.0.
Rifinanziati di recente, oggi i Competence Center hanno vasti cataloghi di servizi di formazione.
A Milano, per esempio, il MADE 4.0 offre un acuto servizio di formazione esperenziale, detto “Scuola di Competenze 4.0”. I corsi si caratterizzano per i percorsi pratici e immersivi in una fabbrica smart. Oltre alla didattica di natura teorica, gestita da docenti di 4 Università italiane, infatti, i corsi di formazione constano di una parte immersiva a contatto diretto con la tecnologia, che MADE 4.0 ha organizzato con l’aiuto delle sue 46 imprese-partner
MADE 4.0 rende disponibili contributi a fondo perduto con quote che vanno dal 100 al 30%, a seconda della tipologia di servizio e della dimensione delle imprese.